Consigli per il consumo del pane

consumo del pane

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Indicazioni su come scegliere il pane

Acquisto del pane, occhio al prezzo

Il consumo del pane a colazione, pranzo e cena è ormai una consuetudine nelle nostre famiglie. Quindi vale la pena andare sempre alla ricerca di un buon panificio, che garantisca la qualità e l’artigianalità del prodotto. In ogni caso qualsiasi rivenditore è tenuto a esporre il prezzo del pane a peso: è considerata frode la vendita di pane semi cotto, quindi più pesante per una presenza di umidità che supera i limiti consentiti. È altresì vietata la vendita del pane da venditori ambulanti. Le tipologie di pane in Italia sono tante e differiscono per gli ingredienti e la tecnica di panificazione

Consumo di pane: attenzione agli ingredienti nel pane!

Per pane si intende un prodotto ottenuto dalla cottura totale o parziale di una pasta lievitata, preparata esclusivamente con gli sfarinati di grano, acqua e lievito, con o senza l’aggiunta di sale. Per quanto riguarda il pane confezionato, se cotto parzialmente, deve essere venduto in confezioni singole, se precotto e surgelato deve riportare l’indicazione “surgelato”. I grassi sono banditi dalla ricetta del pane, a meno che non si tratti dei pani speciali.

Conservazione del pane

Per un consumo del pane consapevole è importante sapere che esso si conserva fragrante per circa 12 ore, con oscillazioni variabili specialmente in funzione del tipo di lievitazione. La lievitazione naturale prevede l’uso della pasta acida, detta anche “lievito madre” o pasta madre. Si tratta di un impasto di farina e acqua che spontaneamente si acidifica con lieviti e batteri lattici naturali. È l’antico e tradizionale metodo che prevede un lungo tempo di lievitazione, ma consente una conservazione più lunga e una maggiore digeribilità.
Il pane a lievitazione naturale si può conservare per alcuni giorni in un sacchetto di carta all’interno di uno di tela o semplicemente in uno di tela se lo si ripone in frigo, per tempi più lunghi si consiglia di riporlo in freezer. La lievitazione industriale è comparsa a metà dell’Ottocento con l’uso del lievito di birra. A differenza di quello naturale, il processo di lievitazione industriale è più breve. Questo però implica una più veloce perdita di qualità del prodotto che si conserva preferibilmente surgelato, all’interno degli appositi sacchetti per alimenti. Il consiglio è quello di comprarne poco per volta e di consumarlo fresco senza sottoporlo a variazioni di temperatura.

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Dott. Giuseppe NORELLI

BIOLOGO-NUTRIZIONISTA - Mi occupo di alimentazione, patologie umane e biochimica. http://www.studionutrizione.net
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